In Libia il popolo è in subbuglio e protesta contro la corruzione. L’assalto al Parlamento.
Dopo l’assalto alla sede del Parlamento a Tobruk è stato circondato il palazzo presidenziale di Tripoli. Non si arresta la folla di manifestanti in Libia che continua a marciare per le strade contro il governo. Il motivo è l’esasperazione della crisi economica che sta bloccando il paese tra corruzione e carenza di energia.
A Tobruk decine di persone hanno preso d’assalto l’edificio che ospita la Camera e l’hanno saccheggiata e compiuto vandalismi come incendi e bulldozer schiantati davanti al cancello. Una parte del palazzo è stata data alle fiamme. I libici stanno affrontando il disagio delle varie interruzioni di corrente negli ultimi giorni. Inoltre le varie installazioni petrolifere hanno provocato tensioni tra fazioni. La popolazione si è rivoltata contro la politica incapace di gestire la situazione.
Queste manifestazioni nascono dal malcontento della popolazione in Libia scoppiate in tutte le città contro la crisi economica e la corruzione della classe politica. I giovani lavoratori dei ceti più bassi hanno guidato le proteste perché sono coloro che più soffrono da settimane la mancanza di corrente elettrica e il fatto che i salari non vengono pagati. In Libia scarseggia benzina e pane e la situazione è all’esasperazione.
Russia e Turchia si contendono il paese nel silenzio dell’Europa
Un dato che ha suscitato interesse è il fatto che i manifestanti hanno indossato i gilet gialli sulla scia della protesta francese. La popolazioni si ribella ai due governi quello di Tobruk e il governo di unità nazionale a Tripoli: un braccio di ferro che dura da mesi. Tra i due governi si fanno dispetti a discapito della popolazione come la chiusura dei pozzi petroliferi. Il settore energetico è quello che paga di questa paralisi politica che ha comportato enormi perdite di guadagni.
In Libia la popolazione è disillusa anche dai tentativi della comunità internazionale sulla stabilizzazione del paese. I due governi inoltre sono sostenuti da Russia e Turchia. Erdogan controlla Tripoli e gestisce il flusso migratorio da Sud oltre che dai Balcani. Mentre Putin resta in Cirenaica per essere vicino all’Europa. E i libici sono consapevoli che a entrambi i paesi convenga la destabilizzazione della Libia. Inoltre, accusano l’Europa ma soprattutto Italia e Francia che non fanno nulla a riguardo.